Cover belle e famose più dell’originale

Non sono infrequenti in musica i casi di rifacimenti più incisivi e fortunati dei brani di partenza. Una fortuna che, in alcuni casi, ha finito per relegare nell’oblio l’interprete originale. Abbiamo messo insieme un elenco delle cover più celebri e celebrate, scorrendo il quale, vi potreste imbattere in alcune vere sorprese.

 

Diceva Totò: “inventare è facile, copiare è difficile”, la replica può essere una vera e propria arte; soprattutto quando si parla di musica, non è raro il caso di trovare cover belle e famose più dell’originale. Sarà capitato a molti di ascoltare la radio e di imbattersi in una versione di uno dei propri brani preferiti senza poter riconoscere interprete e arrangiamenti, restando, poi, spiazzati apprendendo che la versione sconosciuta è, in realtà, l’originale. Che sia da imputare ad una oggettiva migliore qualità della copia, alla maggiore notorietà dell’interprete oppure ad una fortunata congiunzione astrale che fa incontrare quel preciso brano con il suo pubblico solo in quel particolare momento, la storia della musica fornisce diversi esempi di cover di successo, alcune davvero insospettabili.

Abbiamo stilato un elenco delle cover belle e famose più dell’originale.

 

Hurt

 

Poco prima di morire, nel 2002, Johnny Cash incise Hurt, una canzone che parla di vita vissuta, di un'esistenza piene e segnata, in cui eventi di ogni tipo si sono succeduti instancabilmente: gioie, dolori, rimpianti e depressione, senso di vuoto e solitudine. L’interpretazione di Cash possedeva una verità e un’intensità, che fecero pensare ad un brano autobiografico e che non mancò di commuovere il pubblico di tutto il mondo, decretandone anche lo straordinario successo. La canzone sembra davvero cantata per la prima volta da Cash, anche se in realtà fu scritta nel 1994 dai Nine Inch Nails, famosa band americana guidata da Trent Reznor.

 

I fought the law

 

I fought the law racconta di un giovane spiantato che finisce ai lavori forzati dopo aver commesso una ‎rapina e, spaccando pietre sotto il sole, rimpiange la fidanzata e la libertà perduta. Un contenuto che ne fa una canzone pienamente nelle corde di un gruppo come i The Clash, che lo inclusero nell’EP The Cost of Living del maggio del 1979, diventando, ben presto, uno dei loro brani simbolo. Anche in questo caso, ci troviamo di fronte ad una cover della canzone scritta da Sonny Curtis, incisa per la prima volta dai Crickets nel 1959.

 

All along the watchtower

 

Quando si pensa a Jimi Hendrix e ai suoi brani più importanti, non si può fare a meno di considerare questa canzone pubblicata nel 1968, nell’album capolavoro Electric Ladyland. La canzone uscì come singolo nel settembre di quell'anno fatidico e raggiunse un posto inaspettatamente alto nelle classifiche, vendendo più di ogni altra canzone pubblicata da Hendrix in precedenza. Eppure il brano, anche se metabolizzato e rivisto al punto da apparire quasi un pezzo originale, è anch’esso una cover di Bob Dylan, un artista che è sempre stato un riferimento costante nella vita musicale di Hendrix.

 

The Man Who Sold the World

 

Il 18 novembre 1993 i Nirvana tennero un concerto per la serie televisiva degli Unplugged di MTV durante il quale eseguirono i propri brani e cover di altri gruppi, affiancati dalla chitarra di Pat Smear e dal violoncello di Lori Goldston. La scaletta di quel concerto conteneva una delle cover più famose e riuscite di The Man Who Sold the World, pezzo tratto dal terzo album di David Bowie. L’attacco di Kurt Cobain appare quasi venato di timidezza, ma la voce esitante e il suo respiro sul microfono lasciano presto il posto ad un’interpretazione del brano che si specchia nell’originale, cui aggiunge l’inconfondibile graffio grounge.

 

Nothing Compares to You 

 

Scritta da Prince per i The Family, un gruppo da lui creato che si sciolse dopo la pubblicazione del loro unico album, il brano trasse ispirazione dalla storia di un membro della band che aveva appena rotto con la sua ragazza. La canzone seguì la sorte del gruppo che la incise per la prima volta, rimanendo ai margini del mercato discografico, fino a quando il manager di una giovane Sinead O'Connor le consigliò di inserire una cover nel suo secondo album, pensando proprio a questa ballata pop-soul molto romantica. Sinead accolse il suggerimento e, rendendola più asciutta ed essenziale, ne fece il suo maggior successo a livello mondiale. Rimase in prima posizione per un mese nelle classifiche USA ed ebbe la stessa sorte in altri diciotto Paesi. Un successo internazionale che ha reso il brano un vero e proprio classico.

 

Me And Bobby McGee

 

Quando si parla di cover belle e note più dell’originale, non si può non citare Il singolo di Janis Joplin Me And Bobby McGee. Il brano fu scritto da Fred Foster e Kris Kristofferson, che fu un amico (e amante) della cantante americana dall’inizio della sua carriera fino alla morte. Kristofferson dichiarò di non avere scritto la canzone per la Joplin e, in effetti, venne incisa prima da Roger Miller in una versione country e anodina. Fortunatamente arrivò successivamente la versione indimenticabile della Joplin e la canzone, indissolubilmente associata a lei, fu inclusa nel suo ultimo album, Pearl, uscito postumo dopo la sua morte per una overdose di eroina.

 

Don't dream it's over

 

Uno dei brani più amati e conosciuti del repertorio del cantautore romano Antonello Venditti riprende integralmente la parte musicale del brano Don't dream it's over, scritto da un autore neozelandese, Neil Finn, e interpretato da una band australiana, i Crowded House. In questo caso, non parliamo di un brano completamente anonimo e passato inosservato poiché alla sua uscita, nel 1986, era in top 10 nelle classifiche di tutto il mondo, guadagnando anche qualche premio agli MTV Music Awards. In Italia, tuttavia, quel brano non riuscì ad andare oltre il settantaseiesimo posto della classifica, prima di essere rivisitato con un proprio testo, nel 1991, da Venditti, la cui versione lo ha consegnato ad un successo che dura ancora nel nostro Paese.

 

It's Oh So Quiet

 

Nel caso di questa canzone, che oggi noi consociamo nella versione musical jazz di Bjork, bisogna risalire ad una catena di cover. Cominciamo col dire che la versione di Bjork è una cover, anche piuttosto fedele, di Betty Hutton, che a sua volta è un rifacimento di Tout est tranquille di Ginette Garcin, che riprende, a sua volta, Und jetzt ist es still, un simpatico valzerino del 1948, scritto dal compositore austriaco Hans Lang, con testo dell’autore tedesco Erich Meder ed eseguito dal cantante austriaco Harry (Horst) Winter.

 

Girls Just Want To Have Fun

 

Questo è uno dei brani che meglio identificano il caso di cover belle e fortunate più dell’originale fino a cancellarne il ricordo. Alzi la mano chi, ascoltando le note di Girls Just Want To Have Fun, pensa ad un’altra interprete che non sia Cyndi Lauper, con buona pace di Robert Hazard.

 

Tainted Love 

 

Quando si nomina Tainted Love, subito si pensa agli anni Ottanta e al synth-pop del duo britannico dei Soft Cell. In realtà, si tratta di una canzone che, ben lungi dal far ballare i ragazzi nel club inglesi nelle serate fluo, nasce nei locali newyorkesi frequentati da ragazzi neri appassionati di soul music. Tainted Love è un brano musicale composto da Ed Cobb, ex componente dei Four Preps. Registrato nel 1964 dalla cantante statunitense Gloria Jones e distribuito nel 1965, vide una seconda versione, sempre a opera della stessa cantante, ripubblicata nel 1976 sotto la produzione di Marc Bolan. Dopo i Soft Cell, la storia delle cover di questa canzone continua con molti altri interpreti, tra i quali Max Raabe (2001) e gli Scorpions (2011), Marilyn Manson (2001) e gli italiani Prozac+ (2002) e Boppin’ Kids (1986).

 

I will always love you

 

Metti insieme un film di straordinario successo e l’interpretazione di una voce altrettanto straordinaria e quella, che fino a poco tempo prima era solo una tra le tante canzoni d’amore strappalacrime, diventa un successo mondiale, affermandosi come il singolo più venduto nella storia da una artista femminile, con oltre 16 milioni di copie vendute. La versione originale del pezzo è quella di Dolly Parton, del 1974.

 

Twist and Shout

 

I Beatles conoscevano gli Isley Brothers. Avevano in repertorio la loro Shout in una versione che essenzialmente riprendeva la seconda parte del pezzo (gli Isley Brothers l’avevano suddiviso sulle due facciate di un 45 giri). Fra l’altro, una versione di Shout dei Beatles, appositamente registrata il 19 aprile 1964 negli studi IBC per lo special televisivo Around The Beatles, e` inclusa in Anthology I. Anche Twist And Shout era nella scaletta dei loro spettacoli, anzi, era uno dei brani di maggiore successo. La si trova documentata nel doppio Live! At The Star-Club In Hamburg, Germany (1962), ma se ne conosce anche una registrazione effettuata il 27 novembre 1962 e poi trasmessa il 4 dicembre dello stesso anno per il programma Talent Spot della BBC, benché delle dieci versioni del brano eseguite dal vivo dai Beatles per la BBC nessuna sia inclusa in Live At The BBC.

 

Torn

 

Uscito nell’estate del 1997, Torn, con il suo sapiente dosaggio di ingredienti pop, è stato uno dei maggiori successi degli anni Novanta diventandone una delle colonne sonore più ascoltate e riconosciute dalle giovani generazioni di quel periodo. Per quanto il fatto che fosse una cover degli Ednaswap era risaputo, molti degli ex ragazzini degli anni Novanta l’hanno scoperto soltanto recentemente, quando un tizio ha twittato: «Ogni ragazzino degli anni Novanta è diventato adulto tre volte: quando ha compiuto 18 anni, quando ha compiuto 21 anni, e quando ha scoperto che la versione di Torn di Natalie Imbruglia è una cover», e quel tweet ha ricevuto migliaia di condivisioni.

 

Hallelujah

 

Abbiamo lasciato per ultimo questo che rappresenta il vero e proprio caso di scuola delle cover belle e conosciute più dell’originale. La canzone ha visto una lenta e sofferta gestazione ad opera del suo autore nella cui versione magmatica e caotica, ad certo punto, rischiò di perdersi tra insuccessi e fallimenti creativi. John Cale ne fece una versione ridotta a un'essenzialità più elegante e ad una spiritualità meno ostentata ripresa dal grande talento interpretativo di Jeff Buckley. Caricando ulteriormente il brano di sofferta intensità e di quella grazia che solo lui possedeva, Buckley ha fatto di Hallelujah una canzone tanto sua quanto di Leonard Cohen.

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