Sull’autenticità al pianoforte

In questa lezione approfondiamo il tema dell‘autenticità al pianoforte, a partire da alcune preziose indicazioni fornite da Daniel Barenboim nel suo volume intitolato La musica è un tutto. Le riflessioni del grande musicista ci permettono di allargare lo sguardo, svolgendo alcune considerazioni di ordine più generale e valide per ogni interprete, che cerchi di trasfondere sincerità nelle sue esecuzioni.

 

autenticità pianoforte

Come ogni processo d’interpretazione, anche quello che coinvolge la lettura e l’esecuzione di un determinata partitura rappresenta un’operazione complessa e in continua ridefinizione, ovvero non si può dare una soluzione valida una volta e per sempre, non ci può mai essere il raggiungimento di un risultato definitivo.

Detto altrimenti, in musica non si possono avere, in merito all’interpretazione di un brano, soluzioni immutabili che abbiano validità ieri, come oggi e domani. Questo perché la soluzione interpretativa che pretenda di trascendere in maniera immutabile “l’adesso”, “questo preciso istante”, “l’oggi” genera regolarmente una interpretazione priva di autenticità.

Le ragioni di quello che si è appeno esposto sono messe in evidenza con precisione dal grande Daniel Baremboim nel suo libro La musica è un tutto, in cui sul punto non manca di osservare opportunamente:

“[…] semplicemente perché i parametri sono cambiati: l’acustica della sala è diversa, diverso lo stato psicofisico di chi suona, diverso il tasso di umidità, […]. L’esecuzione dal vivo è un momento irripetibile della vita.”

Si capisce facilmente, infatti, che nel momento in cui oggi si cerca di riprendere con fedeltà pedissequa un effetto che si riteneva giusto in precedenza, la musica perde la sua vitalità e forza espressiva. Allorquando una esecuzione viene sottoposta ad un processo di manipolazione, che ha come oggetto l’intento di riprodurre una soluzione già sperimentata in un’altra circostanza, perde il suo carattere di genuinità e anche il suon contenuto etico.

Anche dopo anni di esperienza e di frequentazione di un determinato repertorio un pianista, o in genere un interprete, dovrebbe continuare a porsi sempre la stessa domanda, vale a dire: “Come posso essere genuino, innovativo, autentico e vivo in ogni singola circostanza, in ogni esecuzione?”

La risposta che dà Daniel Baremboim è sicuramente quella più corretta e che indica la direzione che ogni pianista dovrebbe intraprendere nel corso della sua attività: “La sincerità espressiva di un’esecuzione può essere ottenuta solo se si espelle meticolosamente tutto ciò che è superfluo, autogratificante o manipolatorio; è un processo che dura tutta la vita”.

La sincerità interpretativa è il portato di una ricerca inesausta guidata da uno studio perseverante e intenso sullo strumento, fatto di innumerevoli prove e sperimentazioni.

Il massimo grado di abbandono è il risultato del massimo grado di applicazione. Si può essere capaci di abbandonarsi all’interpretazione e scoprire una traccia inedita, solo sulla base di uno studio e di una ricerca costante e quotidiana e di una puntuale analisi del senso e della struttura musicale del brano.

Nella interpretazione il musicista deve essere in grado anche di interrogare la propria vita e parlare con il pubblico. La musica è una delle forme più profonde e intense di comunicazione umana e, di conseguenza, l’artista ha il dovere etico di parlare con chi lo ascolta. Non ci sarebbe motivo di seguire un concerto da parte del pubblico se questa non fosse una occasione di sperimentare emozioni e uscire dall’ascolto modificato nella percezione rispetto all’ingresso in sala.

L’autenticità, si capisce bene, non ha soluzioni definitive e valide universalmente, ma è, piuttosto, sempre il frutto dell’incontro di circostanze specifiche e svariate variabili. Tra questa variabili, bisogna annoverare certamente le condizioni oggettive come umidità, temperatura e acustica della sala, ma ancor di più quelle di natura soggettiva dettate dalla condizione emotiva e psicologica dell’interprete. Solo a partire da questa dimensione, il musicista può dare vita e anima alla musica che esegue nel momento in cui, sulla base dello studio effettuato, decide di raccontare se stesso, trasformando l’esibizione in un momento unico e senza eguali della vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte articolo: https://nicolodemaria.com/baremboim-autentici-pianoforte/

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