I trilli al pianoforte: tipologie e metodo di studio

L’esecuzione pianistica è un’arte complessa, che richiede all’interprete la padronanza di numerose tecniche, tra queste, ci sono sicuramente gli abbellimenti che sono di fondamentale importanza per cogliere appieno tutti i passaggi e le sfumature delle musiche composte dai più grandi compositori. In questa lezione ci occupiamo dei trilli suggerendo due metodi per studiarli in maniera efficace al pianoforte.

 

Il trillo è propriamente un abbellimento musicale che consiste nella ripetizione alterna e rapida della nota scritta sulla quale è posto il simbolo tr. di solito seguito da un linea a serpentina, detta nota “vera” o “principale”, e della nota “ausiliaria” superiore diatonicamente contigua: la durata del trillo è stabilità dal valore della nota principale, mentre la quantità di note impiegate nella sua esecuzione dipende dal tempo (lento o rapido), dal carattere del pezzo, infine dalla sensibilità stilistica dell’esecutore. La sua origine può essere rintracciata nelle clausole cadenzanti della musica vocale (e quindi strumentale) del XVI secolo: esempio tipico si trova in Palestrina, ad esempio.

 

Varie tipologie di trillo

Esistono varie tipologie di trillo:

 Il trillo diretto è quello che inizia con la nota principale e termina sulla nota ausiliaria;

Il trillo rovesciato, all’opposto del diretto, inizia con la nota ausiliaria e termina sulla principale;

Il trillo preparato consiste in un trillo diretto preceduto da un’acciaccatura di più note, sia essa semplice doppia o tripla;

Il trillo con una terminazione stabilita è quello che presenta l’acciaccatura con più note dopo il trillo con funzione di risoluzione;

il trillo con alterazione è quello che presenta un simbolo di alterazione (bemolle{\displaystyle \flat }, diesis o bequadro) che si riferisce alle note ausiliarie;

Il trillo posto su una nota puntata si ha quando la nota abbellita presenta un punto di valore che dura generalmente fino alla durata della nota reale escluso il punto;

Il trillo misurato che si ha quando l’alternarsi delle due note ha figure ritmiche prestabilite;

Il trillo libero non presenta prescrizioni specifiche di esecuzione e dunque in tutta la durata del trillo è possibile effettuare variazioni sullo stesso sia di velocità, che di intensità di suono che di interpretazione.

Nel caso che la nota successiva a quella abbellita sia dello stesso nome e suono di quella precedente si evita di ripetere la nota reale prima della nota successiva.

Il trillo, rappresenta uno degli abbellimenti più difficili da eseguire, in questo senso, si potrebbe dire che la sua difficoltà di resa è pari alla sua bellezza vista l'eleganza, il brio e la vivacità che questo conferisce alla melodia. Per risolvere tali difficoltà è possibile ricorrere a due semplici metodi di studio come sempre suggeriti dal grande didatta russo Heinrich Neuhaus nel suo fondamentale L’arte del pianoforte.

 

trilli al pianoforte

Primo metodo di studio

Neuhaus propone di studiare i trilli al pianoforte utilizzando due metodi contrastanti. Il primo consiste nel “suonare il trillo solo con le dita che si sollevano dal metacarpo, tenendo la mano assolutamente tranquilla, distesa e immobile, evitare "impietrimento", irrigidimento, contrazione. Suonare in questo modo da pp fino al più f possibile (mano tranquilla, ecc), prima lentamente, poi fino a un tempo il più possibile veloce. Suonare con tutte le dita (1-2, 2-3, 3-4, 4-5, e anche 1-3, 2-4, 3-5, 1-4, 3-1, 4-1, e anche 1-4-3-2, e così via), suonare sui soli tasti bianchi, sui soli neri, sui bianchi e sui neri. Suonare sia lentamente sia velocemente. Per il non legato sollevare le dita sui tasti, sentire il loro slancio spontaneo, ma leggero. Suonare anche (e questo, forse, è più difficile, perché richiede un'esperienza considerevole) senza alzare le dita dai tasti, al punto che sia impossibile far passare fra l'estremità del dito e la superficie del tasto anche una carta da sigaretta o una lametta da barba”.

In questo primo metodo Neuhaus suggerisce di utilizzare esclusivamente l’articolazione delle nocche. La mano deve rimanere completamente immobile e rilassata senza irrigidimenti o contrazioni che pregiudicherebbero l’agilità delle dita. Una volta che si è individuato il gesto appropriato, si può passare dal pp al f. Come si può immaginare, l’esecuzione del p risulta piuttosto semplice e immediata, mentre l’esecuzione del f con la sola forza delle dita risulta moto più difficile e difficoltosa tanto che superato un certo limite la dita richiederanno il supporto dei muscoli della mano e del braccio, cosa che occorre evitare nella maniera più rigorosa. Il trillo va eseguito esclusivamente con i muscoli delle dita.

Analogo discorso si deve fare anche per l’accelerazione. Lo studio deve sempre procedere gradualmente da lento a veloce senza mai andare ad intaccare immobilità e rilassamento della mano.

È utile sottolineare che ii tratta di un esercizio che, oltre ai trilli, è in grado di allenare in maniera davvero efficace anche la tecnica del tocco.

trilli al pianoforte

Secondo metodo

Il secondo metodo, come detto più sopra, è opposto al primo e consiste “nel massimo sfruttamento della veloce vibrazione del polso e dell'avambraccio, realizzabile grazie ad ossa straordinarie come quelle radiali e quelle del gomito e grazie ai muscoli relativi. Adotteremo in modo particolare questo metodo quando il trillo deve risultare molto forte, ma anche in altri casi, perché è sempre più naturale e comodo del primo, che esclude la partecipazione della mano e del polso, e che dal punto di vista della natura costituisce una "misura repressiva" e in un certo qual modo innaturale”

Questo secondo metodo compendia il primo e consiste nell’aiutare il movimento già sperimentato in precedenza con delle micro rotazioni dell’avambraccio. Si tratta, in questo caso, di assecondare un movimento naturale che in precedenza in forma quasi repressiva era stato escluso per garantire l’immobilità della mano. Il primo metodo rappresenta un mezzo insostituibile per conseguire l’imprescindibile indipendenza delle dita. Si comprende facilmente che non si potrebbe in alcun modo eseguire il trillo esclusivamente con la rotazione senza l’azione delle dita. La rotazione diventa un utile supporto solo dopo che si sono allenate le dita grazie al primo metodo.

Come osserva Neuhaus nella pratica pianistica l’esecuzione ottimale si avvale dell’azione sinergica delle dita accompagnata dalla micro rotazione dell’avambraccio.

 

lezioni
lezioni