Esistono degli errori ricorrenti di metodo e di approccio che si verificano durante lo studio del pianoforte, che rischiano di rendere vani anche tutto l’impegno e le ore dedicate allo strumento. In questo articolo ne mettiamo in evidenza tre tra quelli più comuni e suggeriamo le soluzioni da adottare.
Non è raro che si verifichi il caso di osservare solo pochi e lenti miglioramenti nella propria abilità pianistica nonostante un serio impegno e un cospicuo numero di ore passate nello studio. In questo caso, se il problema non è l’impegno e la costanza nell’esercizio evidentemente esso risiede in un errato metodo di studio. Se non si riesce a trarre profitto da uno studio anche di tre ore al giorno con ogni probabilità non si sta studiando in maniera efficace.
Esistono, in effetti, alcuni errori ricorrenti di impostazione nello studio del pianoforte che impediscono un reale progresso nell’acquisizione delle abilità necessarie all’esecuzione. Nello specifico, andremo a vedere i tre errori più comuni in cui incappano gli studenti, evidenziando l’aspetto che impatta negativamente sull’apprendimento suggerendo al contempo le necessarie correzioni e la giusta impostazione per lo studio.
Questo è davvero un grande classico e con ogni probabilità ci sono passati un po’ tutti quelli che hanno studiato il pianoforte. Si tratta di un errore tipico che puntualmente si verifica e consiste nel ricominciare da capo l’esercizio che si sta eseguendo nel momento in cui si incappa in una difficoltà, quando non si sa più come andare avanti.
L’idea implicita che sta alla base di questo atteggiamento è che ricominciando da capo il brano la difficoltà possa essere azzerata magicamente, in realtà le difficoltà riscontrate in un primo momento si ripresenteranno intatte se non ci sia attrezza per superarle.
In realtà, dietro questo tipo di approccio si cela un comprensibile meccanismo psicologico che consiste nella ricerca di conferme per non minare la propria autostima, sostanzialmente ci si rifugia sempre nelle prime battute perché generalmente sono quelle che si conoscono meglio e si eseguono con più facilità, una sorta di confort zone rassicurante. In questi casi invece è molto più proficuo armarsi di pazienza e coraggio e affrontare ripetutamente proprio il passaggio più ostico, si potranno notare dei progressi più tangibili nel procedere lentamente per superare una difficoltà, anziché andare spediti su qualcosa che già è in nostro possesso.
Il ricorso alla memoria è di fondamentale importanza ed è una delle modalità più efficaci per riuscir a rendere al meglio nell’esecuzione. Il problema insorge quando ci si affida puntualmente al supporto mnemonico senza mai riprendere la lettura dello spartito, pratica anch’essa essenziale e imprescindibile per il semplice motivo che senza la verifica dello spartito è facile inficiare l’esecuzione di piccoli vizi che si vanno a consolidare vanificando le ore di studio dedicate al brano.
Uno studio proficuo deve avvalersi, anche e soprattutto una volta acquisita la memoria del brano, di una indispensabile operazione di ripulitura, per così dire, attraverso una esecuzione lenta accompagnata dallo spartito. Il ricorso allo spartito permette di poter acquisire maggiore sicurezza e indicazioni, facilitando in molti casi anche la correzione e la modifica anche a brano completato di sviste di lettura.
Avere dei modelli alti può essere un formidabile stimolo per spronare e motivare nello studio ma si può anche correre il rischi di incappare in alcune reazioni che possono essere di ostacolo allo studio medesimo.
Ad esempio, ascoltare brani che stiamo studiando eseguiti da grandi pianisti può ingenerare due sentimenti contrastanti in successione che risultano esiziali ovvero l’esaltazione che spinge ad un tentativo di emulazione e il successivo sconforto che subentra inevitabilmente una volta che si sarà verificata l’abissale distanza tra il modello e l’emulo.
Come tutti processi di apprendimento anche quello pianistico e musicale richiede molta pazienza e una esatta e oggettiva definizione delle proprie possibilità e competenze per poterle adeguatamente integrare e ampliare.
Fonte articolo: https://www.pianosolo.it/3-errori-comuni-di-chi-studia-pianoforte/