I più comuni errori di postura al pianoforte

Ogni buona esecuzione pianistica parte da un adeguato rilassamento e atteggiamento posturale. Per poter favorire questi ultimi, è utile aver presente e correggere quelli che sono gli errori di impostazione più comuni e che coinvolgono un po’ tutto il corpo dalla schiena alle dita.

 

Una corretta postura, priva di inutili tensioni e con il giusto grado di rilassamento, costituisce il presupposto irrinunciabile per poter suonare al meglio risparmiando energie ed evitando dolori o infortuni che sono sempre dietro l’angolo quando si assume una posizione sbagliata per un periodo di tempo prolungato. Una postura non corretta, in altre parole, inficia l’esecuzione e danneggia fisicamente l’esecutore.

Partendo dal presupposto che suonare il pianoforte dovrebbe essere uno dei piaceri che ci si concede, si capisce che questa esperienza non può in alcun modo essere costellata di dolori e fatica. D’altro canto, il dolore può essere considerato come un indicatore cui prestare attenzione che ci fornisce un riscontro oggettivo sulla correttezza del nostro modo di stare e lavorare al pianoforte. Nella maggior parte dei casi, quando cioè non sia da imputare ad un esercizio corretto ma prolungato, si avverte dolore quando si lavora male e non si è adeguatamente rilassati.

 

Bisogna ribadire che il dolore è un preciso segnale che bisogna cogliere con attenzione. Da questo punto di vista, è molto importante per ogni musicista sapersi mettere in ascolto del proprio corpo e interpretarne correttamente le reazioni e le esigenze che questo manifesta inevitabilmente nel corso delle sessioni di esercitazione e studio. Il consiglio più semplice che si possa dare è quello di fermarsi o fare attenzione alla postura nel momento in cui si avverte un qualche dolore che possa coinvolgere la schiena o gli arti. Molti sono i muscoli, i movimenti complessi e le contrazioni che vengono sollecitati dall’esercizio al pianoforte.

Quando si parla di contrazioni, che nel caso del pianoforte sono davvero molteplici in quanto possono essere dinamiche o isotoniche, statiche o isometriche, bisogna precisare che sono necessarie per realizzare i movimenti e sono fisiologiche e non costituiscono un problema se seguite opportunamente da movimenti di distensione. I problemi insorgono quando la contrazione è prolungata e non si sa quando è opportuno fermarsi.

 

Gli errori più comuni

 

Esistono tutta una serie di errori in cui è facile incappare, soprattutto quando si è alle prime armi, che possono trasformare l’esercizio al pianoforte in una tortura e scoraggiare nel prosieguo dello studio. Un disagio fisico che può essere facilmente evitato attraverso una corretta postura che eviti tensioni e contrazioni unitili e favorisca, al contrario, un adeguato rilassamento.

 

Incurvamento della schiena

Un primo aspetto basilare è la corretta regolazione dell’altezza e della distanza dello sgabello rispetto alla tastiera del pianoforte. In secondo luogo, come è facile capire, la mancanza di uno schienale può spingere a far assumere alla schiena una posizione curva e, a lungo andare, dolorosa. Importante mantenere la schiena dritta avendo attenzione di portare la zona lombare in dentro di modo da portare la schiena automaticamente in una posizione corretta.

 

Innalzamento delle spalle

Questo è con ogni probabilità il più comune tra gli errori di postura poiché è quasi inevitabile che la tensione dell’esercizio porti ad assumere questo atteggiamento sbagliato delle spalle, che indica chiaramente una mancanza di rilassamento. Molto comune come errore, ma anche uno dei più difficili da percepire da soli, in quanto l’esercitazione al piano implica una complessità tale di movimenti e compiti cui prestare attenzione, dalla posizione del corpo alla diteggiatura passando per dinamiche e altezza delle note ecc., che diventa difficile percepire anche questo aspetto. La presenza di un maestro in questo può risultare molto importante rilevando e facendo notare le tensioni dell’allievo e aiutandolo a percepirle in autonomia.

 

Lunghezza delle unghie

Un aspetto su cui forse non si insiste abbastanza è quello delle lunghezza delle unghie, un fattore che, in realtà, gioca un ruolo molto importante perché va ad incidere sulla dinamica dell’esecuzione. Il tasto viene picchiato dall’alto con la parte più esterna del polpastrello, se l’unghia è troppo lunga, il dito corre il rischio di scivolare sul tasto mancando l’adeguato grip assicurato dal contatto diretto con il polpastrello medesimo. Per evitare questo inconveniente, è bene curare anche la lunghezza delle unghie di modo che non vadano oltre la parte più esterna del polpastrello. Come sempre, bisogna evitare gli eccessi, perché unghie tagliate troppo corte risultano anche più fragili ed esposte anche a cadute.

 

Posizione della mano

La corretta posizione della mano è quella più naturale e rilassata possibile ovvero non eccessivamente contratta o distesa. Un esempio efficace ci può venire osservando la posizione della mano mentre si cammina. In questa condizione la mano, al fine di evitare il dispendio inutile di energie, è totalmente rilassata e in una posizione naturale che è esattamente quella che dovrebbero avere i pianisti.

Non a caso, sull’argomento Catherine Bros e Marc Papillon nel loro La Main Du Pianiste Methode d’Education posturale progressive scrivono: “Esiste una posizione fisiologica che permette al polso un certo riposo muscolo-tendineo: è valutabile a circa 15° di estensione e a 15° di inclinazione ulnare ed è giustificata dal fatto che in questa posizione i tendini dei muscoli flessori estrinseci delle dita passano per il tunnel carpale con una direzione rettilinea, favorendo in questo modo un minor dispendio di energia”.

 

Posizione delle dita

Quella della posizione delle dita è una delle questioni più dibattute nell’ambito della tecnica pianistica con una divisione tra due scuole di pensiero alternative: dita distese da una parte, dita ricurve dall’altra, senza possibilità di mediazione.

Come spesso avviene, tuttavia, medio virtus stat ovvero le dita devono adattarsi alle esigenze del brano e dei diversi passaggi tecnici che esso impone, oltre che muoversi in base alla diversa dimensione e conformazione della mano di ciascuno, per cui diventa improbabile postulare una posizione universale valida per tutti. In alcuni casi diventa più conveniente avere le dita ricurve, in altre favorire la necessaria distensione, come è risaputo debba avvenire per suonare i tasti neri, per esempio.

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