In questa lezione approfondiamo il concetto e l’importanza della pratica lenta al pianoforte, che, soprattutto per chi è alle prime armi nello studio dello strumento, rappresenta il segreto per poter conseguire una adeguata padronanza e sicurezza di esecuzione.
La pratica lenta è di fondamentale importanza nello studio pianistico in quanto aiuta il conseguimento del controllo: il suo scopo è permettere alla mente di imparare la musica in modo completamente cosciente. La pratica lenta non è quindi il feticcio di un insegnante di pianoforte, ma il mezzo stesso con cui impariamo la musica in modo più efficace. Potrebbe esserci un limite alla produttività quando ci esercitiamo lentamente, motivo per cui dovremmo sempre tenere a mente il suo scopo mentre lavoriamo.
Il controllo, non è solo suonare le note giuste, ma è anche una chiara visione mentale. Ogni volta che ci affidiamo semplicemente alle nostre dita per passare alla chiave successiva, creiamo insicurezza. "Speriamo" di ricordare le note, che non renderanno mai una performance convincente. Una corretta pratica significa allenare la nostra mente a sapere in ogni momento esattamente quale dito suona quale tasto, dove siamo nella musica sia strutturalmente che armonicamente, il tutto prima di suonare. Sentiamo ogni nota, ogni intervallo e ogni armonia nell'orecchio della nostra mente immediatamente prima di realizzarli al pianoforte. La riproduzione, quindi, attiva un ciclo di feedback immediato che influenza il suono successivo. Questo significa avere un ascolto attivo, che consente di mettere la mente davanti alle dita.
Per chiarire cosa si intende per pratica lenta, è utile pensarla come pratica al rallentatore. Se, ad esempio, si stai suonando un salto, non si deve saltare improvvisamente alla nuova posizione ma tracciare lentamente un arco con le dita, come se si stesse osservando la propria mano in un replay.
Quindi quanto lentamente si dovrebbe praticare l’esercizio pianistico? Più lentamente di quanto normalmente si intende il termine lento. Molto spesso, alla richiesta di suonare lentamente, gli studenti rispondono iniziando a suonare a circa il 90 percento del tempo normale e per poi aumentare alla massima velocità inconsapevoli. Inutile dire che questa non è una pratica lenta. Bisognerebbe cercare di procedere a circa metà o tre quarti del tempo della performance. Di tanto in tanto è utile ricorrere ad un metronomo per accertarsi di procedere con la giusta lentezza.
Più si è alle prime armi nel processo di apprendimento, più importante è la pratica lenta. Il motivo è che poiché suonare musica è un atto performativo, una volta che abbiamo imparato qualcosa in un modo è estremamente difficile impararlo di nuovo in un altro. Questo non significa che una volta che si è imparato un pezzo si è liberi di suonarlo esclusivamente a tempo, anzi. Dobbiamo sempre rafforzare il nostro apprendimento e questo può avvenire sempre attraverso il ricorso ad un ritmo lento.
Quando, nonostante l’esecuzione lenta, non si riesce a raggiungere un certo grado di perfezione, il problema con ogni evidenza non è legato alla velocità d’esercizio, ma al fatto che si sta praticando un passaggio troppo ampio. C'è sempre un modo per semplificare. Per le scale, ad esempio, non solo ci si può esercitare con le mani separate, ma ci si può esercitare solo con le due posizioni delle mani all'interno dell'ottava. (Questo può essere tranquillamente praticato velocemente dopo che è stato padroneggiato a un tempo lento.)
La pratica lenta è il segreto per imparare a fondo. A causa dello sforzo mentale e del tempo richiesto, ci limitiamo ad apprendere solo una piccola parte della musica in ogni sessione di pratica, anche solo un paio di misure all'inizio. La buona notizia è che la pratica lenta è cumulativa: man mano che la comprensione della musica nei suoi aspetti sia teorici che performativi cresce, cresce anche la capacità di apprendimento.