Come ogni pianista sa, le indicazioni di diteggiatura sono di fondamentale importanza per dare efficacia ai propri movimenti sulla tastiera. Si può, però, dare il caso di spartiti che sia privi di tali indicazioni e in questo articolo forniamo alcuni semplici regole che rendono questo compito più semplice e immediato.
Quando si studia un qualsiasi strumento uno dei capisaldi irrinunciabili, fin dalle primi lezioni, è costituito dalla diteggiatura. Questo perché, come abbiamo avuto modo di osservare in una precedente lezione, La diteggiatura è il modo di ordinare l’applicazione e l’articolazione delle dita di un esecutore sui tasti del pianoforte al fine di ottenere il risultato musicale migliore con il massimo di logica e coerenza fisiologica. Si tratta, dunque, di una indicazione di estrema importanza attraverso la quale ci si può muovere sulla tastiera in maniera agile e rapida producendo un suono fluido.
La diteggiatura con cui solitamente si viene introdotti allo studio pianistico prevede che le mani vengono inizializzate sulla posizione di Do prevedendo per la mano destra la corrispondenza Do=1; Re=2; Mi=3; Fa=4; Sol=5; e per la mano sinistra Do=5; Re=4, Mi=3, Fa=2, Sol=1.
Si tratta di un tipo di diteggiatura che ricorre molto spesso all’interno dei metodi, al punto che un allievo è portato a pensare che sia una sorta di diteggiatura passepartout e che tutti i brani possano essere risolti con essa, partendo con il pollice della mano destra sul Do.
Lo studio e la comprensione del perché è stata inserita una certa diteggiatura da parte di un autore o di un editore è un passaggio molto importante dello studio pianistico e ad esso bisogna dedicare la giusta attenzione e tempo, anche per potersi rendere ad un certo punto autonomi e trovare la propria diteggiatura ottimale.
Ci si può trovare di fronte a spartiti privi di indicazioni circa la diteggiatura e sulle prime non sapere come approcciarsi. Questo può accadere abbastanza spesso nei brani di musica moderna o di musica “new age”, come pure negli arrangiamenti e nelle semplificazioni di brani celebri. Quando si presente questo caso, spetta a noi inserire la diteggiatura sapendo che il principio generale che deve guidarci sempre è quello dell’economia e dell’efficacia dei movimenti delle dita sulla tastiera.
Questo significa che nella scelta bisogna sempre adottare la soluzione più semplice e agile per la propria mano. Questo tenendo conto anche il fatto che ognuno di noi ha mani che presentano abilità differenti, nel senso che le mani sono differenti non solo per dimensioni ma anche per elasticità, flessibilità, forza e resistenza. Questo significa che è sempre opportuno adattare ogni diteggiatura alle proprie esigenze personali specifiche, andando a sostituire una diteggiatura anche se consigliata ma che risulta di difficile da un punto di vista personale.
Naturalmente per chi è alle prime armi è sempre opportuno attenersi alle indicazioni di diteggiatura riportate negli spartiti e nei manuali. Lo studio di queste consentirà, infatti, di comprendere i meccanismi che sottendono alla scelta delle medesime e dunque di quei movimenti più funzionali ed efficaci per le proprie dita. Una volta fatti propri questi meccanismi e i principi che li informano si potrà decidere di agire in autonomia e apportare delle modifiche personali.
Nel momento in cui ci si trova di fronte al compito di dover inserire la diteggiatura in uno spartito che ne è privo si dovranno seguire nell’ordine i seguenti passaggi (cfr. pianosolo):
suonare il brano una volta intera “come viene”;
individuare quando finisce una frase;
individuare la nota più alta e più bassa di quella frase;
inserire le dita evitando passaggi del pollice e scavalcamenti inutili.
Questo percorso di individuazione della propria diteggiatura deve essere intrapreso attraverso la guida di alcune regole semplici ma che possono fare la differenza:
Evitare di fissare una diteggiatura prima di aver vagliato in maniera scrupolosa anche altre valide possibilità;
Non scartare mai una diteggiatura che al primo impatto appare ostica, perché potrebbe rivelarsi la migliore soluzione per quel particolare passaggio;
Non subire nella scelta della diteggiatura l’autorità dei grandi anche perché per essere tali hanno sviluppato grandi abilità;
Mai precludersi la possibilità che una mano vada in aiuto dell’altra, anche se questa eventualità non è contemplata dallo spartito.