Il capotasto mobile è uno strumento che semplifica la vita di ogni chitarrista consentendo, in poche mosse, di suonare tonalità complesse e scomode da eseguire con diverse variazioni. In questa lezione ne spieghiamo il funzionamento, gli usi e individuiamo pregi e difetti delle principali tipologie presenti in commercio.
Secondo quanto riportato da Wikipedia “capotasto, detto anche "nut", è la struttura posta al termine della tastiera, dal lato della paletta, su cui appoggiano le corde all'uscita dalle meccaniche. Viene costruito in vari materiali, come l'osso, materiali sintetici o metalli come l'ottone. Ha il compito di dare alle corde la corretta spaziatura e trasmettere al manico le vibrazioni”. Detto in altre parole e come suggerisce il termine stesso, il capotasto è quell’elemento che si pone al capo o inizio della tastiera di una chitarra come di tutti i cordofoni. Il capotasto mobile è uno strumento meccanico che viene applicato sulla tastiera dello strumento per trasporre e diminuire la lunghezza suonabile delle corde, aumentando in questo modo l’altezza delle note prodotte. Si è appena parlato di strumento meccanico, ma un capotasto mobile può essere considerato anche il barrè che viene eseguito con il dito indice della mano sinistra.
In termini generali possiamo dire che è uno strumento che semplifica molto la vita al chitarrista rendendosi indispensabile là dove permette, con uno sforzo assai ridotto, di suonare tonalità complicate e ostiche da eseguire con diverse variazioni.
Ad esempio, dovendo suonare un brano in tonalità Mib, in teoria, si dovrebbe far ricorso al barrè ed eseguire tutti gli accordi con le posizioni specifiche per quel brano con tutte le difficoltà e le complicazioni che questo comporta, nella pratica, si può rendere più agevole il compito posizionando il capotasto mobile all’altezza del terzo tasto e suonare semplicemente gli accordi classici in prima posizione.
Al di là della funzione di semplificazione cui si e appena fatto riferimento, il capotasto mobile nello specifico ha diversi utilizzi.
Risulta molto utile quando si accompagna con la chitarra la voce, perché permette di adeguare perfettamente il suono dell’accompagnamento allo specifico registro del cantante.
Trasforma una qualsiasi nota in una “nota a vuoto”: tipica nel genere country, che possiede tanti fraseggi con note a vuoto e che, senza questa loro peculiarità, assumerebbero un sapore tipico blues country.
Di grande aiuto quando si vuole dare una sonorità particolare alla propria chitarra.
Come già sottolineato, il capotasto mobile è di estrema utilità per trasportare la tonalità di un brano e risulta molto comodo quando si eseguono sezioni difficoltose di acustica su brani in tonalità come Mib o Reb.
Tra gli usi per così dire “leciti” di questo strumento non c’è, ovviamente, quello di fungere da surrogato o sostituto del barrè, che, come abbiamo più volte sottolineato, è una tecnica che ogni buon chitarrista deve saper padroneggiare. Escludendo il jazz e la musica classica che ne fanno un ricorso limitato, viene impiegato nella maggior parte dei generi musicali, come il country, il rock, pop, folk, bluegrass flamenco ecc.
Negli spartiti o nelle tablature il suo utilizzo viene indicato dalla dicitura capo on x freat, che significa appunto capotasto sul tasto x. In alcuni casi, la necessità dell’uso del capotasto mobile può essere dedotta dall’indicazione di una diteggiatura differente rispetto a quella tradizionale.
Il capotasto mobile, accorciando la lunghezza della corda che viene suonata, produce un innalzamento di tonalità. Per ogni tasto in cui viene posizionato, a partire dal primo, produce un aumento di un semitono dell’altezza della nota prodotta dalla corda a vuoto. Fissando, ad esempio, il capotasto mobile al terzo tasto la prima corda a vuoto diviene Sol (considerando tre semitoni sopra il Mi a vuoto), il Si diviene Re, Il Sol Sib, il Re Fa, il La diventa Do, il Mi basso Sol basso.
Per capire gli effetti prodotti dall’utilizzo del capotasto mobile si possono fare alcuni esempi di accordi che, mantenendo la stessa diteggiatura, si trasformano in accordi diversi semplicemente collocando il capotasto sui diversi tasti.
Accordo iniziale | Capotasto | Accordo prodotto |
---|---|---|
Do | 2° | Re |
Re | 3° | Mi |
Mi | 1° | Fa |
La | 2° | Si |
Per scongiurare l’eventualità che le corde si scordino è necessario posizionare correttamente il capotasto mobile. Questo va collocato, non al centro del tasto, ma immediatamente nei pressi del freat, la barretta metallica che individua i vari tasti. La distanza ottimale del bordo del capotasto rispetto alla barretta metallica è di circa un millimetro, in quel punto la rigidità delle corde, determinata dalla vicinanza del freat, impedisce al capotasto di piegarle e farle stonare e fa sì che sia necessaria una minore pressione per ottenere la giusta aderenza per un suono limpido.
È bene poi assicurarsi che il capotasto mobile abbia la stessa curvatura del manico della chitarra per evitare di avere pressioni differenziate sulle diverse corde (generalmente la sesta corda è quella che riceve la pressione maggiore, la terza quella minore).
Esistono in commercio diverse tipologie di capotasto mobile in base alle diverse esigenze e alle diverse conformazioni del manico. Vediamo velocemente i principali modelli e le loro caratteristiche generali.
Si tratta di una morsa che, attraverso una molla, esercita una pressione costante sulle corde. Una tipologia molto pratica e comoda che consente di riposizionare velocemente il capotasto con una sola mano mentre si suona. Il principale limite di questo tipo di capotasto è rappresentato dall’impossibilità di regolare la pressione sulle corde che, nel caso in cui fosse troppo debole, potrebbe dare problemi di vibrazione sui tasti, se troppo forte, invece, potrebbero insorgere problemi di accordatura. Si tratta, in ogni caso, di una tipologia di capotasto mobile efficace, economica, e di facile utilizzo, ideale insomma per chi inizia a praticare lo strumento.
Il principale limite del modello precedente viene superato da questo tipo di capotasto che, grazie alla presenza di una vite, permette di regolare a piacimento la pressione sulle corde del manico. Questo sistema consente di ottenere una pressione ottimale indipendentemente dall’action, dalla posizione dei tasti e dalla dimensione del manico. A fronte di questo indiscutibile vantaggio, presenta l’la pecca di una minore maneggevolezza e praticità di posizionamento. In breve, è più preciso come intonazione ma è sicuramente meno comodo per riposizionamenti durante l'esecuzione.
Questo modello mantiene le corde tese attraverso un laccio regolabile per mezzo di alcune tacche presenti nella parte posteriore della barra. Amato da molti chitarristi per la sua leggerezza e ridotte dimensioni che lo rendono poco visibile a vista è anche quello che presenta le maggiori difficoltà di gestione. Non sempre le tacche predisposte per la tensione garantiscono la giusta pressione sulle corde, e, anche quando la si riesce a trovare, il laccio tende ad allentarsi durante l’esibizione. Un espediente molto pratico consiste nel far fare al laccio un mezzo giro per accorciarne la lunghezza. Inevitabilmente, inoltre, con l’utilizzo questa tipologia di capotasto tende ad usurarsi e spezzarsi, difetto compensato dall’estrema economicità.
Una delle migliori soluzioni per chi cerca un capotasto mobile che abbini la precisione di un capotasto a vite con la praticità di un capotasto a laccio è rappresentato dal capotato Shubb, un sistema ideato nel 1980 che consiste in una leva regolabile per la tensione facilmente sganciabile e riagganciabile. La sua speciale superficie di contatto in gomma previene problemi di accordatura, grazie all’ampia superficie di pressione che replica quella di un vero dito umano. Unico inconveniente è il costo, molto più elevato dei modelli indicati in precedenza.